“Io so come vanno fatte le cose!”
La vita ultimamente mi ha mostrato in modo molto chiaro una mia tendenza: percepire che io sento il “modo giusto” di fare certe cose, e quindi far sentire sbagliato il modo in cui qualcun altro vorrebbe fare una certa cosa.
È stato molto interessante per me poter vedere questa dinamica perché al cuore, alla radice di questo atteggiamento c’è un’idea o una percezione molto pericolosa per la consapevolezza, direi molto ‘egoica’: e cioè che c’è qualcosa in assoluto di giusto o di sbagliato.
Noi possiamo sentire solo ciò che è vero o no per noi in un certo momento, ciò che può farci bene o male, ma non possiamo estendere questa sicurezza, questa certezza, questo essere direttivi verso l’altro.
La vera saggezza è nel saper coltivare l’atteggiamento di una sana neutralità, aprire quella finestra sulle infinite possibilità in cui una certa cosa può essere fatta, fidarsi che ognuno ha la sua lingua di manifestarsi e di dialogare con il proprio divino, che ognuno ha il ‘suo modo sacrosanto’ di fare le cose.
Il punto interessante di questa riflessione arriva per me quando ci dedichiamo ad approfondire che spesso nella dinamica di dire agli altri ‘come fare o meno le cose’ – in breve quando imponiamo o cerchiamo IL CONTROLLO sull’altro – si cela in noi una ferita viva di poca fiducia nell’altro, la sensazione di dover fare le cose da soli, di essere stati portati dalla vita ad essere autonomi, responsabili, indipendenti.
La paura è che se lasciassimo all’altro fare delle cose al posto nostro ci accadrebbe qualcosa di male.
Ma in questa mancanza di fiducia verso l’altro può nascondersi spesso una mancanza di fiducia all’origine e quindi verso la vita stessa!
Questo tipo di dinamica si presenta molto spesso tra una donna con un eccesso di energia maschile e un uomo squilibrato nella sua stessa energia maschile (altrimenti non avrebbe attirato nella sua vita quel tipo di donna).
Quell’uomo sta cercando di riprendere pieno possesso della propria energia maschile – forte direzionata sicura – e quindi la donna, percependo un certo grado di insicurezza nell’uomo, non lo lascia al suo sentire, ai suoi tempi, alle sue azioni ma interferisce, cerca di dirigere, controllare proprio perché appunto sottilmente teme per la propria sicurezza.
Io stessa ricordo spesso che in relazioni passate di questo tipo dicevo al mio compagno cose tipo: “Se ti sentissi sicuro, se sentissi che prendi tu veramente la direzione, l’iniziativa, ti cederei serenamente il timone ma il non sentirti nella tua piena forza e direzione mi porta a dover far io… a sostituirmi a te.”
E non nego che una parte di questo poteva anche essere ‘obiettivamente vero’ ma ad un’ottava più alta l’uomo potrà riappropriarsi di questa sua sicurezza solo se la donna gli lascerà lo spazio, il tempo e la fiducia per farlo!
Solo se la donna riuscirà ad usare ‘bene’ la sua energia femminile e quindi essere amorevole, paziente e morbida nell’accogliere eventuali apparenti sbagli.
L’immenso vantaggio che la donna ne trarrà sarà quello di espandere il suo campo d’amore e di sperimentare quanto il cuore non solo possa letteralmente curare ma portare anche a sciogliere nella pratica eventuali difficoltà.
Solo questo permetterà all’uomo di riposizionarsi sul suo trono, sentendo la sua forza, la connessione con la sua direzione, e potrà allora gioire della Regina al suo fianco senza sentirsene minacciato, sentendo la donna e non un’autorità accanto, sentendo il sostegno e non una dipendenza, sentendo una compagna e non una madre che sgrida.
P.S.: Se proprio sentite l’esigenza di ‘riprendere’ un uomo – in qualsiasi tipologia di relazione – fatelo solo quando non siete ‘attivate’ e fatelo con ironia, leggerezza e sempre tanto amore, è uno dei modi più efficaci che ho scoperto per non farlo sentire aggredito e quindi per non farlo attaccare o cercare di fuggire lontano.
Dafna Moscati
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